«Chi sei tu che critichi il Pci?». Anche per rispondere a questa domanda, nella Bologna delle cento osterie è cresciuta una cultura sotterranea. Muove dalla disgregazione e aggrega, inventa, produce musica, poesia, arte. Anche politica.
di Stefano Bonilli
il manifesto
28 giugno 1979
Questo è un viaggio attraverso la cultura sotterranea di Bologna. È stato fatto per capire i motivi della nascita e dello sviluppo di questa cultura, così intrecciata con la politica. Per capire e cercare di far capire la specificità di alcune esperienze bolognesi.
Bologna è una città dalle cento osterie. È anche una città abitata da due popolazioni, la gente di Bologna e gli altri. Gli altri stanno diventando un popolo a parte, chiuso nelle sue riserve, come gli indiani sconfitti di America. Fin qui il fenomeno sarebbe uguale a tanti. Dovunque nelle città sono sorte queste riserve indiane.
Negli altri posti questi indiani stanno accoccolati nel fango e nell’ozio, si lasciano morire. Può essere l’eroina, la perdita di ogni speranza, la solitudine, la mancanza di lavoro, o tutte queste cose insieme.
Qui, a Bologna, in mezzo a mille contraddizioni, gli altri, gli indiani delle riserve, hanno elaborato spezzoni di loro cultura.
È un fenomeno dai caratteri originali, che si trasmette per canali sotterranei ai simili delle altre città. Spesso è rimasticatura, è l’eco o la parodia di esperienze provenienti dalla cultura ufficiale. Ma è anche un qualche cosa di nuovo, una ricerca del nuovo…..
«Chi sei tu che critichi il Pci?, era la domanda ricorrente, fatta per mettere a tacere ogni dissenso……
La poesia no-stop
C’è una trasmissione che inizia alla mezzanotte e termina alle otto del mattino, è dedicata alla poesia. Va in onda a Radio Città ogni venerdì. Le trasmissioni fatte sono già nove, con crescente successo. Gli autori sono giovani meno giovani della sinistra, in gran parte segnati dall’esperienza del movimento del ’77. Gli ascoltatori sono giovani e meno giovani di sinistra…..
Il poeta nascosto e l’università della poesia
Chiuso nella sua libreria antiquaria, la Palmaverde. in via Castiglione, di fronte al liceo Galvani, Roberto Roversi è uno dei punti di approdo di questa cultura sommersa bolognese…..
Gli Lp dei poveri e il rock demenziale
C’era una volta un convegno internazionale sulla repressione. Si svolgeva a Bologna nel mese di settembre. Cinque amici che frequentavano il Dams decisero di filmare quel convegno. Detto fatto una mattina presero un furgone, scrissero sulle fiancate il marchio di fabbrica, Harpo’s Bazaar, e incominciarono a filmare con una cinepresa super 8. Così, sintetizzando, è avvenuta la nascita dell’Harpo’s Bazaar…..
Alice, Cannibale, Polimagò
Riprendiamo Il viaggio. A Bologna è nato un filone culturale autonomo anche tra i vignettisti, i nuovi autori dei fumetto. Scozzari e Pazienza sono i due nomi più noti, la rivista Cannibale è il prodotto di questa nuova tendenza. E’ un disegno che racconta storie irreali ma violente…..
L’immagine al potere
Siamo alla fine di questo viaggio parziale, fatto per capire le origini di questo mondo sommerso. Abbiamo visto che molte cose rimandavano al ’77.
Di quell’anno ricordiamo le immagini di guerra e quelle creative. Le une e le altre sono di un figlio di questo movimento. E’ Enrico Scuro, un fotografo cresciuto culturalmente al corso di cinema del Dams. Per lui quel movimento è stato politica più creativa. Ha fatto tutte le più «famose» fotografie circolate in Italia e all’estero. Lui è questo dialogo.
Dove ti piace fotografare e cosa.
Dovunque c’è guerra.
Perché?
Perché mi piace. La guerra c’è sempre, solo che si finge di non saperlo.
Vuoi fare carriera?
Voglio diventare tra 1 dieci migliori fotografi del mondo, risponde tra il serio e lo scherzoso.
Ad ogni costo?
No.
Mentre parliamo guardo la foto dell’autonomo che spara sulla polizia. Anche quella è diventata una foto «storica». Quella foto, dice, io non la venderei.
Bologna cosa è per te?
Un’ottima città per riposarsi e divertirsi. Pigra, indolente. Piazza Maggiore, piazza ‘Verdi, il gelato la sera, le osterie l’inverno. Ma viverci troppo ti ammazza.
Lui fotograferà altre guerre viaggiando.