“Gli anni di marzo” dal processo a Bertolucci al rapimento Moro
Duecento foto in memoria di una città
di Brunella Torresin
la Repubblica Ed. Bologna
22 febbraio 2008
Non tutti gli anni sono uguali, e nemmeno i mesi di marzo che hanno scandito gli anni andati dal 1973 al 1978 sono stati tutti mesi di sangue, come lo fu il marzo del ’77, con la morte di Francesco Lorusso in via Mascarella, e le giornate di barricate, fumogeni e vetri infranti che seguirono.
Gli anni che le fotografie tornano a indagare, a interrogare, come conti non ancora chiusi o, per chi ha meno o poco più di trent’anni fa, nemmeno mai aperti, sono gli anni che hanno cambiato non solo Bologna ma l’Italia.
I fotografi – Luciano Nadalini (e lo Studio Camera Chiara), Piero Casadei, Paolo Ferrari, Umberto Gaggioli, Gabriele Guerra, Mario Rebeschini, Enrico Scuro, Paquale Spinelli, Stefano Aspiranti, Giuseppe Cannistrà, Patrizia Pulga, Roberta Gavazza, Anna Lisei- hanno aperto e messo in comune i loro archivi, dando vita a un progetto di testimonianza condiviso e sostenuto non solo dal Comune ma anche dalla Provincia e dalla Regione.
Oggi sono le fotografie del Movimento – del Dams occupato, nelle cui aule Umberto Eco e Luigi Squarzina chiedevano educatamente di parlare alzando la mano, di Radio Alice e delle feste ai Giardini Margherita – il nucleo di maggior intensità.
Il Movimento aveva il «suo» fotografo, Enrico Scuro, che oggi non fotografa più ma sta digitalizzando e rendendo disponibile online il suo archivio (25mila negativi).
Le fotografie riportano alla mente e agli occhi le fiumane di corpi e volti e slogan che sfilando gonfiavano le strade, «nel vero del momento», come ha detto Simona Lembi, altrimenti inimmaginabile.
Le testimonianze più difficili da ricostruire sono quelle del Movimento Femminista: le donne non avevano una loro fotografa. Anche la ricerca casa per casa, come ha raccontato ieri Luciano Nadalini, ha dato pochi frutti. È quasi una damnatio memoriae.