Bologna, Sottopasso di Piazza Re Enzo
12 maggio 2023 – 4 agosto 2024
Dopo il successo della mostra allestita nel 2017, continua il lavoro sulla memoria di Bologna attraverso la fotografia: Bologna fotografata. Persone, luoghi, fotografi.
La mostra, a cura di Giuseppe Savini, con circa 1100 foto e 16 installazioni segue un doppio binario: da un lato, un percorso cronologico che va dalla fine dell’Ottocento ai primi anni Novanta del Novecento, con gli ultimi scatti prima dell’avvento della fotografia digitale; dall’altro lato, un percorso attraverso il lavoro degli studi fotografici che nei decenni hanno costruito l’immagine della città.
Ci si muove così dalla Bologna dell’Età unitaria, con le sue mura e i suoi canali verso la Grande guerra e la figure del sindaco Zanardi e la creazione dell’Istituto Rizzoli per la riabilitazione dei feriti; l’epoca fascista e il tragico di occupazione nazista dal 1943-1945, fino alla Liberazione del 21 aprile 1945; gli anni del Boom con Dozza e Dossetti; gli anni della contestazione; la bomba del 2 agosto 1980; per chiudere con gli ultimi 15 anni di fotografia analogica, dal 1980 al 1994.
La mostra è promossa da Cineteca di Bologna, Comune di Bologna, Ministero della Cultura e Regione Emilia-Romagna.
La città è sempre quella, Bologna, e gli anni che si attraversano sono i medesimi, dalla fine di un secolo, l’Ottocento, alla fine di quello successivo.
Nuovamente Bologna fotografata, come già titolava la mostra allestita nel 2017, nuovamente il Sottopasso come sede, ma la narrazione di questa nuova esposizione, pur essendo simile in tanti suoi aspetti a quella precedente, è in realtà differente.
All’esperienza nata in quella occasione si è affiancata la possibilità di disporre di nuovi fondi fotografici acquisiti ultimamente dalla Cineteca; ad essi vanno poi aggiunti i tanti archivi pubblici e privati che, grazie alle collaborazioni attivate per la realizzazione del portale Bologna fotografata, ci hanno fatto scoprire inediti sguardi sulla città.
Una visione più ampia, più corale ed anche più composita. È stata questa l’idea per una nuova mostra che, partendo dalle tracce della precedente, potesse dare spazio alle tante e differenti tipologie di immagini che abbiamo ritrovato.
Un nuovo racconto compiuto utilizzando i ritratti, le foto di cronaca, le immagini pubblicitarie, le schede della questura, gli album di famiglia… nella convinzione che ognuno di questi documenti potesse avere, a suo modo, la capacità di aggiungere una piccola ma significativa parte alla storia di Bologna.
A fianco delle immagini iconiche, rimaste a scandire i tempi storici del racconto, è rappresentata una quotidianità fotografica della città composta da facce e da angoli di strade, da pose e da interni casalinghi.
Abbiamo voluto che fossero le immagini a raccontarci la storia e non che apparissero come mere illustrazioni di un racconto già fatto; ed è per questo che un’attenzione particolare è riservata a coloro che hanno realizzato questo grande archivio della città, i fotografi, con le loro più differenti attitudini, capacità e volontà. Lasciamo dunque a loro il compito di suggerirci le ragioni e i modi che li portarono a scegliere come e quale Bologna fotografare.“
Giuseppe Savini (curatore della mostra)
Gli anni della contestazione
“La storia fa le curve, e a volte sono molto strette. Alla fine del rettilineo del benessere Bologna è una città di operai dai volti ancora contadini, ma con la lavatrice e il frigorifero, la Seicento e le vacanze a Cesenatico. Ma anche di ragazzi nati dopo le bombe e le macerie, e per loro Bologna è soltanto un luogo del mondo. Solo che il mondo, alla fine degli anni Sessanta, ribolle di ribellioni. Il Vietnam è più vicino della Roma dei politici.
Volonterosamente, la città cerca di assorbire e metabolizzare il fermento. Di farne la materia prima della propria maturazione. Bologna vuole essere un’officina di culture e si attrezza per farlo, produce musica, accoglie e rilancia arte.
Dopo avere per oltre un secolo registrato come Bologna è, i fotografi si appassionano a quello che fa. Vanno ai concerti, alle performance, spiano la scena di strada.
Nelle loro immagini gli artisti non sono più celebrità mondane di passaggio, ma donatori di senso, chiamati a portare a Bologna l’aria del mondo. Lo sport è un nuovo orgoglio civico, versione ludica del bisogno di riconoscimento nella comunità. Sono ancora aperte come un tempo le osterie cantate da Francesco Guccini.
Le persone: gonne a fiori e minigonne sotto i portici, le bolognesi, indipendenti, orgogliose, cittadine, ribelli. Gli spazi: anche quelli del centro storico riscoperto come un tessuto prezioso, non valgono solo per la bellezza antica, ma per la vita nuova che possono ospitare e migliorare. Una città di usi e condivisioni si sovrappone alla città degli spazi e delle scenografie. I fotografi ora la guardano dal di dentro.
Ma è proprio quando si corre più veloci che le curve diventano pericolose. Le barricate e i cortei del ’77 bolognese chiudono un decennio di desiderio: una generazione ora ha intravisto i baratri del futuro, ne prova terrore e disgusto e tenta di ammutinarsi al proprio destino; la città ufficiale non la capisce, non la ascolta. Il sipario si strappa. Blindati nelle vie del sapere. Spari in via Mascarella. L’immagine di Bologna si frantuma come in un caleidoscopio, non è più pensabile una sola rappresentazione corale della città: le fotografie scattate dall’interno e dall’esterno del movimento non raccontano più le stesse cose, diventano opposte e anche nemiche.
Un crepaccio improvvisamente divide la città, forse per sempre, Poi, qualcuno butterà eroina sul fuoco.“
Angelo Varni
Bologna Fotografata
PERSONE, LUOGHI, FOTOGRAFI
Bologna Fotografata
TRE SECOLI DI SGUARDI
Bologna, Sottopasso di Piazza Re Enzo
9 giugno 2017 – 2 aprile 2018