MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
21 gennaio- 31 dicembre 2022
Il progetto si inserisce in un programma di riallestimento “a tappe” delle collezioni del MAMbo, il cui filo conduttore è l’individuazione di specifiche congiunture geografico-temporali, riferite all’arte italiana degli ultimi decenni, delle quali il museo conserva significative testimonianze.
La nuova sezione dedicata alla Performance, curata da Uliana Zanetti, si sviluppa come una sorta di regesto illustrato, volto a contestualizzare le Settimane Internazionali della Performance che si tennero fra il 1977 e il 1982 nel ricco panorama di fenomeni creativi che caratterizzò l’intera Emilia-Romagna tra anni ’60 e ’70.
Obiettivo dell’esposizione è rendere intelligibili i documenti conservati presso il Museo nella loro funzione sia di rappresentazioni immediate di esperienze estetiche immateriali, sia di fonti per la ricerca storica, tentandone una restituzione che si avvale di integrazioni provenienti da altri archivi pubblici e privati, e ricomponendole in un montaggio potenzialmente aperto ad ulteriori aggiunte e ricombinazioni.
La nuova sezione sarà suddivisa in due diversi spazi: il primo accoglierà, intorno a una ricca documentazione della prima Settimana internazionale della performance, la narrazione illustrata di alcuni episodi significativi relativi alla performance in Emilia Romagna tra anni ’60 e ’70; il secondo consisterà in una saletta per la visione di film e video suddivisi in più programmi di proiezioni.
Il progetto di allestimento, appositamente elaborato dallo Studio Pierluigi Molteni Architetti di Bologna, è parte costitutiva dello sviluppo curatoriale dell’esposizione, caratterizzata dall’alternanza di testi e di materiali visivi di tipo diverso che, pur ordinati in una sequenza essenzialmente cronologica, si presentano come un flusso dinamico, virtualmente estensibile e rimodulabile.
Piano dell’esposizione
La prima Settimana Internazionale della Performance che si tenne nel 1977 è fra le più note manifestazioni ospitate dalla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, antesignana del MAMbo.
Con questa ed altre iniziative il museo rispondeva al compito di rendere conto dell’imponente proliferazione internazionale di pratiche artistiche sperimentali che avevano avuto origine negli anni ’50 e ’60 e a cui avevano contribuito, pur da una posizione periferica, alcune vicende significative che si erano verificate a Bologna e in altri luoghi dell’Emilia Romagna.
Negli anni ’70 la capitale emiliana divenne un animato laboratorio intellettuale e artistico, in cui i movimenti giovanili si intrecciarono con esperienze estetiche innovative, mentre alcuni docenti universitari si interessavano alla cultura popolare e alle controculture, alimentando un confronto che, grazie all’infittirsi di scambi e relazioni personali, mise in comunicazione ambienti molto diversi, fino a coinvolgere l’amministrazione pubblica.
La molteplicità della produzione e l’aumento del consumo culturali, entrambi sostenuti da un tessuto associazionistico ricco ed esteso, e l’utilizzo di suggestioni tratte dall’arte d’avanguardia anche nel design e nella moda, contribuirono alla diffusione di massa di forme e stili riconducibili all’arte “colta”. D’altro canto gli esponenti delle controculture cercarono in diversi casi di ottenere riconoscimenti a livello istituzionale, partecipando a mostre e eventi organizzati dalle amministrazioni pubbliche o entrando in circuiti di diffusione regolari, attraverso case editrici e discografiche talvolta fondate da loro stessi.
L’esposizione intende riconsegnare una panoramica di alcuni fra gli eventi più rilevanti di quel periodo, ai quali vengono dedicate specifiche sezioni illustrate con fotografie, documenti, immagini
filmate, cataloghi provenienti dalle raccolte del MAMbo e da altre istituzioni pubbliche e archivi privati.
- Palazzo Bentivoglio
Non distante dall’Accademia di Belle Arti di Bologna, il Palazzo Bentivoglio ha ospitato studi di artisti fin dal XIX secolo. Negli anni ’60 Vasco Bendini vi tenne il suo atelier, mentre negli spazi attigui lavoravano artisti più giovani come Pier Paolo Calzolari, Nino Ovan, Maurizio Mazzoli, Bruno Pasqualini ai quali si affiancavano altri assidui frequentatori, come Luigi Ontani e Giuseppe Del Franco. Palazzo Bentivoglio fu in quel periodo un luogo di costante sperimentazione e tra il 1967 e il 1970 ospitò le prime esperienze di carattere performativo di Pier Paolo Calzolari e Luigi Ontani. - Parole sui muri. Fiumalbo, 8-18 agosto 1967; 27 luglio-4 agosto 1968
Parole sui muri fu una delle prime grandi manifestazioni pubbliche italiane in cui si rese evidente la necessità, comune a moltissimi artisti del tempo, di sconfinare sia dagli spazi deputati dell’arte sia dai vincoli delle discipline tradizionali. Quasi tutte le opere consistevano in manifesti affissi per le strade, ma alcuni degli artisti partecipanti – fra i quali diversi protagonisti di Fluxus come George Maciunas, George Brecht e Dick Higgins, e del Gruppo 70, come Adriano Spatola, Eugenio Miccini o Lamberto Pignotti – diedero vita a veri e propri happening. - Gennaio 70
Allestita da Renato Barilli, Tommaso Trini e Maurizio Calvesi presso il Museo Civico Archeologico di Bologna, Gennaio 70. Comportamenti, oggetti, mediazioni fu una rassegna basata in gran parte sulla presentazione di video che documentavano performance eseguite da molti degli artisti invitati. Di quelle riprese, realizzate con videocamere non professionali, non sembra rimanere traccia. Il catalogo e alcune fotografie, tuttavia, restituiscono almeno in parte l’entusiasmo per la sperimentazione che caratterizzò quell’esperienza. - Opera o Comportamento . Biennale di Venezia, Padiglione Italia, 1972
La Biennale del 1972 portò alla ribalta internazionale due protagonisti della vita culturale bolognese, impegnati in un dialogo aperto sulle loro diverse interpretazioni dell’arte Informale e dei suoi lasciti. Ricevuta la nomina di Commissario del Padiglione Italia, Francesco Arcangeli decise di affrontare nei termini di un dilemma paradigmatico fra “opera” o “comportamento” un tema che lo turbava particolarmente e che gli appariva come un’alternativa di fondo tra due diversi ideali e modi d’essere. Ad affiancarlo chiamò, con Marco Valsecchi, Renato Barilli, che curò la sezione dedicata al “comportamento”. Due fra le opere esposte, Esposizione in tempo reale n. 4 di Franco Vaccari e Seconda soluzione di immortalità di Gino De Dominicis, contemplavano rilevanti componenti performative che, per motivi diversi, suscitarono una grandissima attenzione. - Gallerie private e performance a Bologna (Galleria Duemila, ArteFiera, Studio G7)
Negli anni ’70 alcune gallerie bolognesi ospitarono performance in diverse occasioni. La più assidua in questo tipo di attività fu la Galleria Duemila, che fra l’altro presentò uno stand concentrato sulla performance all’edizione sperimentale di ArteFiera organizzata nel 1974. Nello stesso anno la Galleria de’ Foscherari presentò importanti performance di Claudio Cintoli e Vettor Pisani e un’azione scenica di Fabio Mauri. Nel 1977 la Galleria G7, invece, organizzò l’esecuzione di Relazione nel tempo, una della più note performance di Marina Abramovic e Ulay. - Centro Video Arte. Ferrara
Nel 1972 Lola Bonora avviò a Ferrara l’attività del Centro Video Arte, che dal 1973 divenne una sezione della Galleria Civica d’Arte Moderna, Palazzo dei Diamanti, diretta da Franco Farina. Il 2
Centro impiegava le tecnologie di registrazione in videotape per documentare le mostre di Palazzo dei Diamanti, registrare conversazioni e dibattiti, realizzare documentari, materiali didattici e di divulgazione e, ben presto, anche per produrre video performance e opere di video teatro. - Fabio Mauri e Gina Pane alla Galleria d’Arte Moderna, 1975/76 e 1978
La Galleria d’Arte Moderna di Bologna aprì i suoi spazi alla performance già nel corso delle manifestazioni inaugurali della nuova sede appositamente costruita nel distretto fieristico.
Il 31 maggio 1975, a poche settimane dall’apertura, ospitò la seconda esecuzione di Intellettuale di Fabio Mauri, che aveva come protagonista Pier Paolo Pasolini, seduto immobile mentre sul suo busto scorrevano le scene del Vangelo secondo Matteo. Il 30 ottobre 1976 fu la volta di Gina Pane, che eseguì alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna una delle sue azioni più note: Io mescolo tutto. - Pari&Dispari. Cavriago e Reggio Emilia
Nel 1971 Rosanna Chiessi, interessata alla poesia e all’arte d’avanguardia, amica di Corrado Costa e poi di Emilio Villa, fondò la casa editrice Pari&Dispari e, anche grazie ai fitti rapporti avviati con Hermann Nitsch, dal 1974 si appassionò alla performance.
Chiessi investì gran parte della sua energia e intraprendenza nell’organizzazione di incontri culturali e conviviali, eventi e rassegne nella sua casa di Cavriago e in varie località italiane. Fra gli artisti da lei supportati nella preparazione e nella presentazione delle loro performance compaiono – oltre a Nitsch – Takako Saito, Urs Lüthi, Luigi Mainolfi, Franco Vaccari, Giuseppe Desiato, Plinio Mesciulam, Charlotte Moorman e Nam June Paik. Fra i suoi contatti figurano anche Gina Pane e Carolee Schneemann. Nel marzo 1977 Chiessi organizzò a Cavriago il festival Tendenze d’arte internazionale, che comprendeva un’ampia mostra allestita nella sua casa, nei fienili e nelle stalle, diverse performance dislocate in vari punti del paese e un concerto Fluxus. - Il DAMS (Scabia e il Gorilla quadrumano , Celati e Alice disambientata )
Aperto a Bologna nel 1970, il DAMS si presentava come un corso di studi innovativo dedicato all’arte, alla musica e allo spettacolo e contraddistinto da un carattere teorico-pratico. Alcuni docenti vi sperimentarono modalità didattiche non convenzionali, che coinvolgevano gli studenti in laboratori e in vere e proprie esperienze performative. Di queste attività, le più note e meglio documentate sono le lezioni e i laboratori tenuti da Giuliano Scabia nel 1974/75 per il corso di Drammaturgia e da Gianni Celati nel 1976/77 per il corso di Letteratura anglo-americana. - Il ’77 a Bologna
In una fase di profondi mutamenti culturali, indotti dallo sviluppo del consumismo, dall’assimilazione della psicanalisi, dalla scoperta liberatoria del corpo, Bologna fu una delle città in cui i movimenti giovanili degli anni ’70 si svilupparono maggiormente. L’approccio al politico, in una città ideologicamente connotata come “comunista” e abitata da decine di migliaia di studenti universitari, assunse innumerevoli declinazioni solo apparentemente ricomposte in un “movimento” che in realtà si diramava verso due orientamenti contrastanti: uno strettamente ideologico, l’altro essenzialmente culturale, artistico e speculativo. L’Università di Bologna, occupata dal 7 febbraio 1977, divenne sede di un’assemblea permanente, mentre in Piazza Verdi si moltiplicavano le azioni di stampo dadaista e situazionista improntate all’“ideologia della festa”.
L’11 marzo un contrasto fra alcuni esponenti del movimento e gli studenti affiliati a Comunione e Liberazione riuniti in assemblea divenne il pretesto per l’inattesa reazione dei carabinieri, che uccisero uno studente di medicina appartenente a Lotta Continua, Francesco Lorusso. Il giorno successivo Radio Alice, che aveva seguito momento per momento il tumultuoso seguito di quella giornata, venne chiusa a forza dalla polizia. Il 13 marzo i carabinieri armati occuparono militarmente la zona universitaria e diedero il via a perquisizioni e arresti. I funerali di Lorusso si tennero il 14 marzo, lontano dal centro cittadino per volere del prefetto. Il movimento reagì con il
“processo alla repressione” in piazza Verdi il 25 marzo e con una festa di controinformazione in Piazza Maggiore il 27. Il Convegno contro la repressione che si svolse dal 22 al 24 settembre al Palazzo dello Sport, organizzato dal movimento e sostenuto da importanti intellettuali francesi e italiani, riunì decine di migliaia di giovani in una città costernata e tuttavia pronta ad accoglierli, ma sancì la definitiva frattura fra le diverse componenti del movimento, testimoniata dall’ostilità dei gruppi dell’autonomia verso la partecipazione delle donne e dei creativi al dibattito.
Su questo sfondo tormentato si svolsero in giugno sia la prima Settimana internazionale della performance alla Galleria d’Arte Moderna, sia le rappresentazioni di Sei Atti Pubblici per trasformare la Violenza in Concordia e di Sette meditazioni sul masochismo politico, che il Living Theatre tenne alla fine dello stesso mese per le strade e al Palazzo dello Sport. - La prima Settimana Internazionale della Performance. La performance oggi. Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna. 1-6 giugno 1977
Nel 1977 la Galleria d’Arte Moderna di Bologna, la cui nuova sede era stata inaugurata presso il Fiera District due anni prima, ospitò la prima Settimana Internazionale della Performance, curata da Renato Barilli con la collaborazione di Francesca Alinovi, Roberto Daolio e Marilena Pasquali. A quel primo evento fecero seguito, fino al 1982, altre cinque edizioni della manifestazione, ciascuna dedicata a un particolare settore delle arti performative. Come la prima, anche la terza e la sesta edizione ebbero luogo alla Galleria d’Arte Moderna, mentre la seconda si tenne nell’attiguo Palazzo dei Congressi. Il comitato curatoriale era stabilmente composto da Barilli, Alinovi e Daolio, ai quali si aggiungevano di volta in volta esperti e studiosi delle materie via via affrontate.
La prima Settimana Internazionale della Performance è una delle manifestazioni più conosciute e studiate fra quelle realizzate al museo, sia per la presenza di artisti già famosi o destinati ad avere un’ampia notorietà internazionale in seguito, sia per le reazioni suscitate da alcune delle performance realizzate. Parteciparono 49 artisti suddivisi in 7 sezioni. Tale ripartizione non potè essere rispettata nell’avvicendamento reale delle performance, ma fu mantenuta nel catalogo pubblicato l’anno successivo. - La seconda Settimana Internazionale della Performance. Teatro della post-avanguardia / Poesia sonora, gestuale e di animazione plastica . Palazzo dei Congressi, Bologna. 1-6 giugno 1978
La rassegna includeva 36 rappresentazioni teatrali ed esecuzioni di poesia suddivise in 6 giornate, e venne annunciata come un omaggio a John Cage, autore della Ricerca del silenzio perduto che si sarebbe tenuta sulle linee ferroviarie fra Bologna, Porretta, Ravenna e Rimini alla fine del mese.
Patrocinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Bologna, dal Teatro Comunale e dall’Ente Provinciale per il Turismo, la seconda Settimana fu ospitata a Palazzo dei Congressi e nell’Area ex Sidercomit della vicina Via Stalingrado, perché tutti gli spazi dell’adiacente Galleria d’Arte Moderna erano impegnati per una grande mostra intitolata Metafisica del quotidiano che, oltre ad includere una sezione dedicata a Fluxus curata da Achille Bonito Oliva, era completata essa stessa da alcuni eventi performativi.
Ai tre curatori delle Settimane si aggiunsero in questa occasione tre consulenti: Arrigo Lora Totino per la poesia sonora, Franco Quadri per il teatro e Anna Canepa per la partecipazione statunitense. - Alla ricerca del silenzio perduto, variazioni su un tema di Tito Gotti. Il treno di John Cage
Il 26, 27 e 28 giugno 1978, rispettivamente sulle linee Bologna-Porretta, Bologna-Ravenna e Ravenna-Rimini, si tennero tre escursioni per treno preparato. Si trattava di un esperimento mai tentato prima, con il quale John Cage, con l’assistenza di Juan Hidalgo e Walter Marchetti, firmava tre variazioni su un tema proposto dal direttore d’orchestra e musicologo Tito Gotti. Cage decise di utilizzare microfoni e sensori per sovrapporre i rumori del treno alle musiche elettroniche registrate su cassette da Hidalgo e Marchetti. Il treno venne così trasformato in un vero e proprio strumento
musicale. La manifestazione fu seguita dal pubblico con entusiasmo e le soste alle stazioni furono accolte con feste, musiche folk e bandistiche offerte dagli abitanti. - La terza Settimana della Performance. La nuova danza. Galleria d’Arte Moderna, Bologna. 1-7 giugno 1979
Consulente specialistica della terza Settimana fu Leonetta Bentivoglio, che nel 1977 aveva pubblicato La danza moderna, un testo ancora oggi considerato fondamentale per la storia della disciplina. Bentivoglio selezionò alcuni gruppi italiani di cui si era occupata nel suo studio, completando la rassegna con prestigiose presenze internazionali. La Settimana della danza ottenne un notevole apprezzamento per la presenza di Steve Paxton, Simone Forti, Lindsay Kemp, Roberta Garrison fra gli stranieri e, fra gli italiani, di Amedeo Amodio, co-fondatore e direttore di Aterballetto, e Giannina Censi, che curò la ricostruzione di alcune danze futuriste che interpretavano le letture di tre poesie di Filippo Tommaso Marinetti, registrate dallo stesso autore, e tre aeropitture di Enrico Prampolini. - La quarta Settimana della Performance. New (o No) Wave / La Nuova (Nuova) Onda. Arena Puccini, Bologna. 7-10 luglio 1980
La quarta settimana, patrocinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Bologna, fu dedicata alla musica e al cinema underground, con un programma suddiviso in 4 serate al cinema-teatro all’aperto Arena Puccini. Oderso Rubini curò la presenza musicale italiana, Diego Cortez si occupò dei gruppi newyorchesi, fra i quali spiccavano gli 8-Eyed Spy di Lydia Lunch, mentre a Edit DeAk fu affidata la selezione dei film. - La quinta Settimana della Performance. Tutte le arti tendono alla performance. Ravenna – Loggetta Lombardesca / Bologna – Teatro la soffitta / Rimini – Palazzo dell’Arengo / Reggio Emilia – Teatro Ariosto / Piacenza. 1981
Nel 1981 Barilli, Alinovi e Daolio curarono la mostra Tutte le arti tendono alla performance per la Loggetta Lombardesca di Ravenna, guidata da Giulio Guberti. Inaugurata il 6 maggio, l’esposizione rientrava in un vasto ciclo di mostre collettive, avviato da Guberti nel 1977 allo scopo di aggiornare il pubblico ravennate sulle ultime tendenze artistiche, ed era accompagnata, come le altre, da un numero monografico della rivista / catalogo La tradizione del Nuovo.
Parte integrante dell’iniziativa era una rassegna itinerante di performance dal vivo, inaugurata il 7 maggio a Bologna come 5° Settimana Internazionale della Performance.
Nel capoluogo emiliano la manifestazione fu patrocinata dal Comune e dalla Provincia, in collaborazione con la Galleria Comunale d’Arte Moderna. Le 8 serate in cui fu suddivisa ebbero luogo al Teatro la Soffitta dal 7 maggio al 2 giugno. Vi parteciparono artisti già apparsi nelle Settimane precedenti e altri che venivano presentati per la prima volta. - La sesta Settimana della Performance. Continuità della performance e Telepazzia. Galleria d’Arte Moderna, 15 e 29 aprile, 13 maggio, 21-22-23 giugno 1982
Le Settimane della Performance si conclusero nel 1982. Nella primavera di quell’anno la Galleria d’Arte Moderna di Bologna presentò tre spettacoli in una rassegna intitolata Continuità della performance, inaugurata il 15 aprile dai Raffaello Sanzio con Persia-mondo 1-1. Il 29 aprile fu la volta di Roberto Taroni e Luisa Cividin con Decalage e il 13 maggio di Padiglione Italya (già Ferrovie Equatoriali) con Verdi sponde. Ufficialmente presentata come VI Settimana Internazionale della Performance fu invece una rassegna intitolata Telepazzia, presentata dal consueto trio di critici ma curata dalla sola Alinovi in collaborazione con Lorenzo Mango. - Sala video
L’esposizione comprende un programma di proiezioni ospitato in una saletta video appositamente approntata nel percorso delle collezioni.
Oltre a filmati riguardanti alcune performance eseguite nel corso della prima e della terza Settimana Internazionale della Performance, il progetto prevede la proiezione, a rotazione, di filmati riguardanti i diversi temi toccati dall’esposizione.
Alcuni brevi video saranno visibili anche all’interno della struttura appositamente progettata per l’esposizione.
Il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna è tra le vincitrici del bando “PAC2021 – PIANO PER L’ARTE CONTEMPORANEA” promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura
Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura
Nell’ambito di questo progetto di acquisizioni, il MAMbo ha pubblicato il volume a cura di Uliana Zanetti