Wandrè La chitarra del futuro
Museo internazionale e biblioteca della musica
Bologna, 11 maggio – 8 settembre 2024
a cura di Marco Ballestri
con la collaborazione di Oderso Rubini e i Partigiani di Wandrè (Paolo Battaglia, Gianfranco Borghi, Luca e Loris Buffagni, Riccardo Cogliati, Mirco Ghirardini, Giorgio Menozzi, Johnny Sacco, Adelmo Sassi)
Al Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna, in occasione del suo ventesimo anniversario, arrivano oltre 50 pezzi tra chitarre, bassi e contrabbassi, tutti di marchio Wandrè. Occasione unica per constatare come l’intera produzione sia permeata da un profondo lirismo, evidenziato dalle linee, dal contrasto dei colori e dall’incontro di materiali inconsueti per l’arte liutaria.
Antonio Vandrè Pioli, in arte Wandrè fu partigiano, attore dilettante, caporedattore, capomastro, imprenditore, fashion designer, artista Fluxus e tanto altro, ma fu anche il primo a costruire in Italia una fabbrica di chitarre elettriche, fu il primo al mondo a produrre contrabbassi con il manico pieghevole, il primo a utilizzare l’alluminio per forgiare manici e cordiere e fu l’artefice di tante altre innovazioni tecniche, anche nel settore della verniciatura.
Ogni modello ha un nome particolare: Brigitte Bardot, Rock’n’Roll, Marte, Spazia, Selene, Etrurian, Mini, spesso ispirati a personaggi, eventi e visoni dell’epoca, fino all’ultimo modello, lo Psychedelic Sound, presentato nell’aprile 1967, che è un tributo ad Allen Ginsberg. Come il poeta della Beat generation, che portò i capelli lunghi oltre le spalle quando tutti li tagliavano corti e si rasò quando tutti iniziarono a farli crescere, Wandrè pensò che in un momento in cui si rincorreva l’originalità e ognuno si sforzava di realizzare opere bizzarre, la cosa più rivoluzionaria da fare fosse ritornare alle origini.
Per il suo ultimo modello recupera quindi tecniche costruttive e tagli propri della liuteria classica. D’altra parte, la sua rivoluzione psichedelica, e forse anche sociale, Wandrè l’aveva già fatta dieci anni prima con le sue incredibili sculture fruibili per musica e la sua utopistica Fabbrica Rotonda di Cavriago, progettata nel 1959 con soluzioni edilizie d’avanguardia, giudicate folli all’epoca, ma poi utilizzate alcuni anni dopo per costruire il Madison Square Garden di New York.
Museo internazionale e biblioteca della musica
Patrimonio culturale Regione Emilia-Romagna