Bologna, ottobre 1974
Il brigante Musolino
Giuseppe Musolino (1876–1956) è una figura controversa della storia italiana, sospesa tra criminalità, mito popolare e politica sociale. Fu attivo in Calabria tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento.
Nato a Santo Stefano in Aspromonte (RC), Calabria, lavorava come boscaiolo e godeva di una buona reputazione fino al 1897, quando fu accusato di tentato omicidio durante una rissa. Condannato a 21 anni di carcere a soli 21 anni, evase nel 1899 dal carcere di Gerace e si diede alla macchia, diventando un brigante.
Tra il 1899 e il 1901 fu protagonista di una vera e propria epopea criminale e vendicativa: uccise una decina di persone e compì numerosi agguati. Il suo obiettivo dichiarato era “vendicarsi” di coloro che lo avevano incastrato e dei poteri corrotti locali: magistrati, notabili, poliziotti. Riuscì a sfuggire alla cattura per oltre due anni, anche grazie alla protezione offerta da contadini e pastori locali. La stampa dell’epoca alimentò la sua leggenda, soprannominandolo “Il re dell’Aspromonte”.
Fu arrestato nel 1901, a terra e disarmato, e processato in un clima di grande attenzione mediatica. Condannato all’ergastolo, trascorse il resto della sua vita tra carcere e manicomio giudiziario. Morì a Reggio Calabria nel 1956.
La figura di Musolino è diventata protagonista di canzoni popolari calabresi, soggetto di film (come Il Brigante Musolino, 1950, con Amedeo Nazzari), e oggetto di riletture teatrali e letterarie. Il Brigante Musolino di Giuliano Scabia si configura non solo come la biografia di un brigante, ma come un testo polifonico che intreccia storia, letteratura e analisi sociale. Scabia invita lo spettatore a esaminare le complesse relazioni fra potere, giustizia e ribellione, offrendo spunti di riflessione che risuonano ben oltre il tempo della vicenda narrata.
Le prove di testo al DAMS
La prova generale in piazza Santo Stefano. Come palcoscenico L’Oracolo di Pietro Cascella
Nel giugno‑luglio 1974, Piazza Santo Stefano a Bologna ospitò la mostra all’aperto “Proposta di gestione culturale dello spazio urbano”, promossa dal Quartiere Galvani e dalla Galleria La Loggia per sperimentare la coesistenza fra arte moderna e spazio storico.
Fra le dieci installazioni di grandi scultori italiani, Pietro Cascella presentò L’Oracolo, un’imponente opera in travertino (220 × 450 × 650 cm) concepita nel 1974. L’opera è composta da blocchi e forme monolitiche accostate in modo da evocare antichi altari e congegni oracolari, invitando il pubblico a un dialogo meditativo con la pietra e con il mito classico. Installata direttamente sul basamento medievale di Piazza Santo Stefano, sottolineava il contrasto e il dialogo fra antico e contemporaneo.
Dopo la mostra, tutte le sculture installate in piazza Santo Stefano, come era previsto dal carattere temporaneo dell’esposizione, furono smontate e restituite agli artisti o ai committenti. L’Oracolo poco dopo l’evento venne acquisito da Pietro Barilla per la sua collezione privata d’arte moderna. Oggi l’opera fa parte della Collezione Barilla di Arte Moderna di Parma, dove è custodita presso la sede aziendale di Pedrignano.