Manifestazione Nazionale degli studenti
Roma, 12 marzo 1977
La Manifestazione Nazionale degli studenti del 12 marzo 1977 a Roma fu un evento di grande rilevanza per il movimento studentesco italiano. Gli studenti si riunirono in massa per protestare contro il sistema educativo e per rivendicare i propri diritti. Le richieste principali riguardavano una maggiore partecipazione degli studenti nelle decisioni accademiche, l’accesso libero all’istruzione e la possibilità di esprimere liberamente le proprie idee. Durante la manifestazione, si registrarono alcuni scontri tra gli studenti e le forze dell’ordine, che cercavano di mantenere l’ordine pubblico. Nonostante i momenti di tensione, la manifestazione rappresentò un importante momento di mobilitazione e di lotta per i diritti degli studenti.
L’inferno sono gli altri
copertina del libro di Silvia Giralucci
Ο κρυφός πυρήνας των Ερυθρών Ταξιαρχιών
(Il nucleo segreto delle Brigate Rosse)
copertina del romanzo di Dimitris Mamaloukas
Il 12 marzo 1977 a Bologna
“Alle 8 circa partono 6 pullman per la manifestazione nazionale di Roma. Il concentramento dei compagni rimasti a Bologna avviene alle ore 9 in Piazza Verdi, da dove parte un corteo di circa 4 mila persone che si dirige verso Piazza Maggiore: qui si svolge la manifestazione sindacale per l’uccisione del compagno Lorusso.
La piazza é circondata dal servizio d’ordine del PCI che cerca di impedire l’ingresso del corteo, mentre dietro il cordone la gente grida: “Fate entrare i compagni di Francesco”.
Dopo alcuni diverbi e spintoni l’ingresso per metà del corteo è ottenuto, ma non viene data comunque la parola a Giovanni Lorusso, che avrebbe dovuto parlare a nome di tutto il movimento. Dopo capannelli e discussioni accesissime si forma un corteo che raggiunge l’università.
Nel pomeriggio, alle 14, si tiene una conferenza stampa con i giornalisti ed i redattori delle Radio libere di Bologna, che viene interrotta dalla notizia dell’assalto della polizia all’Università: i compagni abbandonano la conferenza ed escono dalla facoltà, si organizzano per far sì che la polizia non riesca ad entrare all’Università e per garantire che nessun gruppo di compagni rimanga isolato e coinvolto nelle scorribande alle quali i poliziotti danno vita per tutto il centro storico e nella zona circostante la cittadella universitaria.
Per garantire questi obiettivi vengono innalzate barricate. Contemporaneamente la polizia spara lacrimogeni e carica i passanti in Via Rizzoli e in Piazza Maggiore. Questo provoca l’immediata reazione della gente presente che si raggruppa spontaneamente in un grosso assembramento che costringe la polizia a ritirarsi fin verso le due torri.
Improvvisamente la polizia ricomincia a sparare lacrimogeni. Questo non intimidisce però la gente, che garantisce una presenza di massa e continuata per ore e ore contro il provocatorio schieramento della PS, mentre un anziano compagno, dopo ogni lancio di lacrimogeni, chiama a raccolta la gente suonando con un’armonica Bandiera Rossa.
Dalle 20,30 alle 21,15 la polizia si ritira dalla zona universitaria. Questo consente riunioni di studenti che decidono di abbandonare l’università e di spostarsi in Piazza Maggiore per aprire un dibattito con la gente presente.
Qualche tempo dopo questa decisione veniva forzata un’armeria nei pressi dell’Università. Su questo atto non si è esercitato direttamente il controllo del movimento ed é avvenuto dopo che gli studenti avevano comunque abbandonato l’Università.
Alle 22,25 la polizia occupa la strada dove ha sede Radio Alice, zona fino allora immune da qualunque scontro, chiude i bar e le osterie, tira lacrimogeni all’inizio e alla fine della strada, si presenta con i mitra puntati e i corpetti antiproiettili davanti al “pericoloso covo”. Per radio si può seguire il rumore che viene strappato; la PS converte 8 fermi in arresto per istigazione e associazione a delinquere”.
(documento del Collettivo di controinformazione del movimento)