Scontri in via Zamboni
13 marzo 1977
E’ l’alba di domenica 13 marzo quando circa 3.000 carabinieri e poliziotti occupano la zona universitaria con l’aiuto di tre autoblindo e tre carri M113. In via Zamboni e nelle strade adiacenti non c’è quasi nessuno. Le barricate innalzate nei giorni precedenti vengono rimosse con i bulldozer; le strade attorno a piazza Verdi lavate con gli idranti.
Durante il giorno si susseguono in centro cariche della polizia e lanci di lacrimogeni, per evitare assembramenti. “L’Unità” parlerà di “duri pestaggi” nei confronti dei dimostranti che si attardano a fuggire. Secondo il giornale “Lotta continua” una simile occupazione militare non ha precedenti a Bologna se non nel periodo del fascismo. Bologna Online
“Domenica, all’alba, circa 3 mila fra carabinieri e poliziotti, con mezzi blindati, danno inizio all’occupazione della zona universitaria, dove non trovano assolutamente nessuno; sfondano, fra l’altro, la porta della sede centrale e devastano il CPS (Collettivo Politico Studentesco) dove, all’apertura dell’università, sono state trovate scritte fasciste.
Verso le 10, la situazione é apparentemente tranquilla e in Piazza Maggiore ci sono parecchie decine di persone tra studenti e cittadini. A questo punto la polizia, uscita con tre camions dalla questura, si ferma all’angolo tra Via Rizzoli e Piazza Re Enzo, dove spara lacrimogeni e carica la gente che fugge senza capire. Queste cariche continuano per tutta la mattina senza che sia accaduto nulla, tranne alcuni slogans gridati dai compagni che si tenevano a distanza.
Poi la polizia si ritira verso la Questura, mentre tra gli studenti si sparge la voce di un concentramento nel pomeriggio in S. Donato per tenere un’assemblea. Sempre in mattinata riprendono le trasmissioni a Radio Alice, sotto il nome di “Collettivo 12 marzo”, ma le trasmissioni vengono disturbate da qualcuno che trasmette un fischio sulla stessa frequenza.
Nel pomeriggio si tiene la prevista assemblea dove si decide di mandare una delegazione in Comune e alla Camera del Lavoro per chiedere le dimissioni del rettore e la smilitarizzazione della città.
In serata la polizia ha continuato a mantenere il clima di tensione sparando lacrimogeni contro chiunque si riunisse, anche in gruppi di 5 o 6 persone, nella zona del centro.
Nel pomeriggio intanto era stata chiusa Radio “Collettivo 12 marzo”; viene tolta la luce a mezzo quartiere, poi, quando la radio riprende a trasmettere con delle batterie su una frequenza leggermente allontanata dal fischio, l’arrivo della polizia, che trova la porta sbarrata.
I compagni hanno il tempo di fuggire”.
(documento del Collettivo di controinformazione del movimento)